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Evento


Festival Internazionale della Fotografia di Roma


date: 1 Aprile 2006 - 30 Luglio 2006

Un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di fotografia.
Nella scheda sono riportate tutte le mostre consigliate dalla PhotoCompetition.

(1 commento)
visitato 1768 volte
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35 grandi mostre sparse per la città e 75 altre esposizioni nel circuito del festival.
Queste sono le mostre della manifestazione che vi segnaliamo:







































Martin ParrIl secolo delle vacanzeGiuseppe CavalliFinlandiaWorld Press Photo 2006Dovere di cronacaTeatri di guerraRobert KnothNuova ZelandaLorenzo VitturiGuy TillimEva FrapicciniLituaniaLéa EouzanSogni e incubiGabriele BasilicoI giardini del ricordoTransizioneMarco AnelliMitch EpsteinDayanita Singh   

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commenti
  SAndro  [1 Maggio 2006 - 17:19]
Sono andato a vedere numerose mostre di questa 5° edizione del festival di Roma e qui vi riporto le mie impressioni e alcuni suggerimenti, così potete orientare le vostre visite.
Intanto vi anticipo che le esposizioni quest'anno sono veramente numerose e incentrate tutte su un tema generale. Ho visto anche i precedenti due festival, sopratutto quello dell'anno scorso, del quale ho potuto apprezzare una ventina di esposizioni e devo dire che quest'anno c'è più omogeneità nei temi e una maggiore cura nella realizzazione delle esposizioni e delle scelte.

Il museo di Roma in Trastevere rappresenta anche quest'anno un must perchè raccoglie ben 8 mostre.
La più impressionante è quella di Luca Campigotto intitolata "Teatri di guerra". Sono foto di grandissimo formato (sui 2 metri per 1) in bianco e nero di scenari desolati e allo stesso tempo affascinanti, che parlano nella loro solitudine attuale della loro storia.
Sulla stessa linea stilistica Riccardo Mazzoni e la sua "Minima porzione possibile", davvero molto bella e sottile, che dimostra una grandissima sensibilità nella lettura dei luoghi.
Molto interessante anche il lavoro di Eva Frapiccini "Muri di piombo" che racconta i delitti delle brigate rosse con fotografie scattate negli stessi luoghi alla stessa ora e un completo resoconto dei fatti tratto dagli articoli usciti sui giornali dell'epoca.
Forse meno coinvolgente dal punto di vista fotografico ma non da meno per il tema trattato è "Sogni e incubi, La fotografia cambogiana del '900", terribile e a tratti commovente.
Meraviglioso invece è il lavoro fotografico di Lorenzo Vitturi "Le fortificazioni del nord-est". Immagini bellissime, realizzate con una grandissima sensibilità e perizia. Il tipo di foto che piacerebbe realizzare a me! Ci sono ripassato diverse volte davanti per cercare di carpire il segreto di queste foto :-)
Sconvolgente nella sua apparente semplicità e leggerenzza la serie di Léa Eouzan "Lavamemoria", un percorso attraverso i luoghi che furono teatro di feroci massacri come i campi di persecuzione nazisti in Francia, adesso letteralmente "cancellati", trasformati in località turistiche con palazzine e terrazzi con vista, piste ciclabili e passeggiate. Da vedere e sopratutto da riflettere.
Molto divertente "Vedute & Rivedute, Luigi Ghirri e le cartoline di paesaggio". Non mi piace lo stile di Ghirri e il suo lavoro (del quale va detto che c'è veramente poco in mostra) forse un po' auto-celebrativo e poco stimolante, ma le numerosissime immagini di cartoline d'epoca sono veramente belle da vedere. Si scoprono i luoghi com'erano e come venivano visti, con immagini dal forte valore documentativo, adesso un po' perso nella cartoline odierne, fin troppo aride. Interessante anche il testo che introduce la storia della cartolina.
Non esaltante la serie di "Roma" di Gabriele Basilico, del quale mi sembra che sempre più spesso si esalti in maniera esagerata la sua produzione senza concentrarsi a realizzare un'esposizione che davvero esalti l'importanza e bellezza del suo lavoro. Anche lo scorso anno, nella precedente edizione del festival, ho visto "Beirut 1991", sicuramente molto migliore di questa ma anche lì poco incisiva, non rendendo giusto merito al lavoro di Basilico. Questa soffre di difetti ancora peggiori, pochissime foto, di dubbio valore e sicuramente di ancor meno interesse. L'ho trovata molto pretenziosa.
Come vedete tutte queste mostre seguono un identico percorso tematico, una riflessione sulla necessità di raccontare la guerra, la storia tragica e le vicende umane. E' la fotografia come strumento della memoria.

Un piccolo assaggio del lavoro di reporter con la piccola esposizione monografica di Mario Dondero nella sala di Santa Rita, "Vocazione reporter". Forse la qualità delle immagini non è molto alta, ma si tratta tuttavia di foto di reportage, scattate in condizioni estremamente difficili e con apparecchiature che all'epoca non potevano consentire i risultati odierni. Diciamo che la scelta limitata degli scatti forse poteva essere più accurata, dato che si perde il "discorso" globale delle immagini, quasi estratte a caso da un archivio che credo in verità sia molto esteso. Inoltre mancano sufficienti spiegazioni di quello che stiamo guardando, grave per immagini/documento come quelle che provengono dai reportages.

Spostandomi al palazzo di Fontana di Trevi ho visto la bella "I giardini del ricordo. Immagini per un'antropologia della memoria". Diciamo che da questa mi aspettavo qualcosina di più, visto che il tema in effetti mi attraeva moltissimo; sarà forse anche per questo che sono rimasto un po' deluso. Le immagini non sono tutte belle e di valore, la gran parte sono di qualità tecnica abbastanza bassa anche se qualcuna era davvero eccezionale, come le serie di Marina Malabotti e Paola Agosti. La serie della pecora è intelligente e una bella come idea, anche se finisce un po' lì.
Ho avuto più o meno la stessa sensazione per "Shadow Chamber" di Roger Ballen, me l'aspettavo molto più stimolante, invece le foto mi sembravano in certi momenti un guazzabuglio senza senso che tentavano di giustificare il loro senso di esistere nell'eccessiva assurdità e forse anche troppo costruita surrealtà delle loro rappresentazioni. Consiglio comunque di vedere questa mostra, il mio giudizio è sicuramente viziato da un certo modo di concepire questo genere fotografico, da cui mi aspetto e pretendo molto, perchè è quello che prediligo.
Al contrario non mi aspettavo molto dall'altra esposizione nel complesso del palazzo di Fontana di Trevi, ovvero nel palazzo della Calcografia, cioè mi riferisco a "Dovere di Cronaca" di Letizia Battaglia e Franco Zecchin. Mi aspettavo qualcosa di "già visto", una riflessione che non aggiungesse niente di nuovo al tema drammatico del reportage di mafia. Invece si è rivelata una meravigliosa sorpresa, immagini pregne di pathos e di dolore. Un colpo al cuore e allo stomaco, un dialogo diretto con l'osservatore senza filtri, senza veli, senza l'intromissione di un giudizio forzato a tutti i costi, immagini della crudeltà della mafia e delle sue vittime, fotografate a volte con freddezza, riverse sul selciato di una strada o sul sedile di un auto, crivellate di colpi e ricoperte di sangue.
E' una mostra durissima, perchè colpisce veramente da dentro, ma è una di quelle che consiglio assolutamente di vedere.

Segnalazione IMPORTANTE. Per la mostra principale, quella di Martin Parr "TuttaRoma" le indicazioni riportate sul sito ufficiale sono errate, non è vero che l'ingresso è gratuito per il circuito del festival, in più non si può nemmeno pagare l'ingresso della sola mostra, ma costringono a pagare il biglietto di tutta la galleria Capitolina anche se non si vuole vedere! E costa ben 8€!
Insomma una scelta discutibile e fastidiosa. E' anche per questo che per il momento ho dirottato verso altre sedi espositive.

Probabilmente rifarò un altro salto a Roma per altre mostre che mi interessano, come il World Presso Photo 2006, non ancora iniziata o le serie di fotografia lituana, finlandese (!) e neozelandese, e (forse) quelle di palazzo Caffarelli e Braschi. Vi informerò sicuramente con un accurato resoconto.

Spero che questo mio resoconto del festival della fotografia di Roma vi sia utile, ricordando che alcuni giudizi sono strettamente personali e che sicuramente molte immagini e mostre verranno vissute in maniera diversa da altri.



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