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Mostra

Giuseppe Cavalli - Fotografie dal 1936 al 1961

mostra di fotografia
FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma 2006

8 Aprile 2006 - 28 Maggio 2006
Museo di Roma - Palazzo Braschi
via di San Pantaleo - Roma
orario: 9-19 tutti i giorni, chiuso il lunedì
info: 06 67108346 - www.museodiroma.comune.roma.it
ingresso: 6,20€ (intero), 3,10€ (ridotto) Share
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Le fotografie di Giuseppe Cavalli si fondano su un puro piacere di vedere, e di vagare con lo sguardo nella luce. Si tratta del piacere di una visione del bello che il fotografo sperimenta naturalmente attraverso una precisa scelta tecnica: e non potrebbe essere altrimenti, perché come giustamente ha scritto Benjamin "l'elemento decisivo per la fotografia resta sempre il rapporto del fotografo con la sua tecnica". La scelta di Cavalli è quella dei cosiddetti "toni alti", e cioè quelli più chiari, tendenti al bianco.
È nella luce che trabocca che questo fotografo cerca la sua dea. Lo ha detto chiaramente già nel 1950 Piero Donzelli, uno dei migliori fotografi italiani del Novecento, sulla rivista "Ferrania": "Cavalli ha il senso della contemplazione e della filosofia del bello, e pochi come lui sanno trasfondere nelle nature morte una lievità impalpabile e comprendono il pessimismo del sole abbacinante sui muri".
Vedere pessimismo nel "sole abbacinante sui muri" apparteneva all'animo di Donzelli, il quale si trovava ben lontano dall'avvertire la contraddizione nella sua stessa frase. Come la filosofia del bello e la visione di "una lievità impalpabile" può condurre al pessimismo?
Su questo punto si ha la sensazione - direi, anzi, la certezza - che il cattolico Cavalli fosse in questo più vicino all'anima pagana della Grecia antica. Egli viveva la gioia del vedere, e attraverso il vedere quella del bello e dell'arte. E lo dice chiaramente citando i fratelli De Goncourt: "Apprendre à voir est les plus long apprentissage de tous les artes".


Giuseppe Cavalli
Nato nel 1904, compie le prime prove fotografiche negli anni '30, emergendo da subito con una sua impronta personale, anche come critico e protagonista del dibattito culturale, con frequentazioni dei più noti pittori dell'epoca. L'esperienza fotografica e la riflessione estetica promossa anche attraverso i gruppi fotografici da lui fondati, "La bussola" nel '47 il "Misa" nel '54, costituiscono il fondamento del linguaggio fotografico come linguaggio artistico autonomo, in opposizione alle retoriche formule fasciste, per esprimere piuttosto un concetto di espressione pura, essenziale e rigorosa, dal tono alto. Continuò l'attività artistica e di ricerca sino alla morte nel 1961.



Testo tratto dal sito ufficiale del Festival Internazione FotoGrafia di Roma (www.fotografiafestival.it).




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