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Mostra

Eva Frapiccini - Muri di piombo

mostra di fotografia
FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma 2006

6 Aprile 2006 - 30 Aprile 2006
Museo di Roma in Trastevere
piazza S. Egidio, 1b - Roma
orario: 10-20 tutti i giorni, chiuso il lunedì
info: 06 5816563 - www.comune.roma.it/
museodiroma.trastevere
ingresso: 4€ (intero), 3€ (ridotto) Share
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Questo progetto parla delle morti avvenute dalla metà degli anni 70 fino all'inizio degli anni 80, legate al terrorismo di sinistra (Brigate Rosse, Gruppi Armati Proletari, Prima Linea...) nelle città di Torino, Roma, Milano, Genova. All'epoca io non ero ancora nata, e persino i miei genitori, che vivevano in provincia, l'hanno vissuta solo di riflesso. Le fotografie sono state realizzate nell'ora, cercando la stessa condizione di luce, e nei luoghi dove sono morte sia le vittime del terrorismo, che i suoi componenti morti in azione. Non ho differenziato i morti perché il mio lavoro si concentra sulla ricerca di una memoria del luogo, dell'eco di un atto così drammatico, più che sulle persone coinvolte. Ho cercato delle tracce anche in chi vive nel quartiere, nella via dove sono avvenuti questi fatti, più di 20 anni fa, ma trovando solo reticenza, ho lasciato che i muri parlassero per sé stessi.
All'inizio mi interessava soprattutto la relazione tra i luoghi e il passaggio storico, il loro cambiamento attraverso le vite. Credo che il nostro passaggio, i nostri sentimenti più intensi, felicità, paura, disperazione, speranza, lascino un'eco nei luoghi, tanto più una morte violenta. Tuttavia, mentre mi documentavo dai giornali, dai libri, le vicende umane hanno preso il sopravvento, hanno segnato il mio lavoro ancora di più. Non potevo restare indifferente.
Ho l'impressione che la conoscenza di questa vicenda sia stata "murata", nascosta. Quindi, essa rimane un mistero per la mia generazione che non solo non l'ha vissuta, ma nemmeno studiata, né sentita raccontare. Mi hanno stupito degli elementi che segnano la differenza tra il presente ed il passato. Molte vittime sono state uccise davanti alla gente, per strada, alle 8 del mattino. Alcuni brigatisti morti in azione avevano 19, 20 anni. Io che ne ho 27, non riesco a capire come potessero decidere da un giorno all'altro di rischiare di morire, o chiudere coi loro cari, come avveniva con l'entrata in clandestinità. Così giovani, senza uno stato di emergenza, come un'occupazione militare, e in qualche caso arrivare ad uccidere... E' difficile, se non impossibile, per qualsiasi persona della mia generazione e cultura, capire le motivazioni che i militanti dei gruppi armati anteponevano alle loro vite private.


Eva Frapiccini
Eva Frapiccini ha 27 anni, è nata a Recanati (Mc).
Dal 1997 al 2002 ha frequentato il Dams e l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 2000 ha usufruito della borsa Erasmus per l'Università di Barcelona, dove ha frequentato anche i corsi di fotografia dell'Accademia di Belle Arti, e dove ha esposto i suoi primi lavori. Nel 2001 raccoglie una serie di interviste sugli scontri al G8 di Genova nel mediometraggio Onde lunghe, proiettato nel 2004 alla Mediateca di Stato per la conferenza internazionale dello Iowa sulla memoria orale. Dopo la laurea al Dams ha frequentato il corso di Fotografia dell'Istituto Europeo di Design di Torino. A febbraio 2005 è stata premiata per il Miglior Portfolio digitale al Premio Canon, con uno studio di autoritratto allo specchio dal titolo "Alice racconta lo specchio". A dicembre 2005 le è stato assegnato il Premio Passaporto con un artist residence a Londra dalla commissione scientifica del Progetto UniCredit & l'Arte del Gruppo UniCredit, tra i sette giovani selezionati per la mostra Nuovi arrivi 2005.



Testo tratto dal sito ufficiale del Festival Internazione FotoGrafia di Roma (www.fotografiafestival.it).



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commenti
  SAndro  [18 Dicembre 2007 - 10:04]
Questa mostra è stata una bellissima scoperta, è davvero angosciante e allo stesso tempo è stato sorprendente scoprire come piccoli dettagli inquadrati da distanza ravvicinata e con un apertura massima di diaframma possano raccontare così tanto di un periodo così buio della nostra storia.



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