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Mostra

Mario De Biasi

mostra di fotografia

11 Settembre 2010 - 31 Ottobre 2010
Centro Culturale Candiani
Piazzale Candiani, 7 - Mestre (Venezia)
orario: 15:30-19:30 tutti i giorni, 10:30-12:30 / 15:30-19:30 sabato e festivi
info: 041 2386111 - candiani@comune.venezia.it
candiani.comune.venezia.it
ingresso: libero

tags: candiani, de biasi, mestre, venezia

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Mario De Biasi
Ambrogino Medaglia d'oro, 7 dicembre 2006

Bellunese di nascita, ma vissuto quasi sempre a Milano, Mario De Biasi è uno dei decani del fotogiornalismo italiano. Quando inizia la sua "ricognizione" fotografica nella Milano del dopoguerra è capace di far comprendere l'evoluzione dei costumi e il dinamismo della metropoli. Con le sue immagini offre una chiave di lettura di una città che in quasi sessant'anni subisce trasformazioni tanto significative da renderla spesso irriconoscibile. Da autentico milanese d'importazione, De Biasi, amando profondamente la nostra città ha saputo interpretare ogni suo piccolo mutamento, ogni magico istante, tutte le realtà più genuine e le luci di una Milano che non ha età.

 
Dal fotogiornalismo alla fotografia astratta: un'antologica di Mario De Biasi
Curiosità, entusiasmo, passione, sentimento, fantasia, intuito e insieme anche scrupolosità, dinamismo, laboriosità, efficienza, premura, precisione,  non basterebbe un vocabolario intero di qualità per descrivere la complessa personalità di Mario De Biasi, il maestro della fotografia italiana che dopo una vita da fotoreporter con la macchina fotografica a tracolla e la valigia pronta per partire in ogni momento per le più svariate destinazioni nel mondo, ancora oggi non riesce a passare una giornata intera senza la sua macchina fotografica. De Biasi è un fotografo eclettico, sempre eccellente in ogni genere di fotografia: dal reportage sociale e di guerra, alla fotografia di viaggio, documentaristica, passando per il ritratto e la natura, arrivando alla fotografia astratta. Chi lo conosce ed ha lavorato con lui racconta che De Biasi durante gli anni ad Epoca veniva quasi affettuosamente preso in giro proprio per la sua instancabile passione e curiosità: in viaggio si soffermava a fotografare ogni particolare e rimaneva sempre indietro rispetto al gruppo. In ogni occasione di lavoro durante le pause, si ritagliava sempre momenti creativi e di ricerca personale. Oggi i suoi viaggi non sono più in giro per il mondo, ma nei labirinti della memoria e della fantasia, dove con pezzi di carta, plastica e materiali da riciclo De Biasi crea splendide composizioni astratte in cui il colore diventa protagonista, come a ricreare le migliaia di immagini, sensazioni e déjà-vu raccolti nella sua lunga carriera.

mostra
Questa mostra analizza l'intero percorso professionale di De Biasi, dai primi anni, fino ai suoi più recenti lavori portando in luce un aspetto della sua produzione fotografica meno noto al grande pubblico, la sua tendenza a realizzare immagini astratte. De Biasi è uno dei grandi maestri della generazione del neorealismo; è entrato a far parte della storia della fotografia come il primo fotografo assunto a contratto da una rivista in Italia. La sua collaborazione di oltre trent'anni con il settimanale Epoca ha indissolubilmente legato il suo nome alle vicende del periodico. Accanto ad una fotografia di cronaca, descrittiva, intesa come documento e testimonianza del reale, De Biasi affronta anche un tipo di fotografia che considera prevalentemente il momento plastico - formale e l'aspetto compositivo dell'immagine, un percorso che si sviluppa parallelamente alla sua attività fotogiornalistica e si manifesta già a partire dalle sue prime esperienze, fino ad arrivare alle più recenti sperimentazioni.
Si è scelto di seguire un percorso espositivo cronologico, cominciando dagli esordi della sua carriera: dal successo dei primi concorsi, alla collaborazione con Epoca, che lo ha reso famoso in tutto il mondo, partendo dagli scatti della fase neorealista e lo storico servizio realizzato a Budapest durante la rivoluzione del 1956. I vari reportage in giro per il mondo sono stati suddivisi per area geografica: dalla Russia, all'India, fino al Giappone, passando per l'Africa e il Medio Oriente, con uno sguardo alle grandi metropoli come Londra e New York per arrivare poi ad una sezione specifica dedicata esclusivamente ai ritratti ed infine prendendo in esame le sue sperimentazioni.
 

Saper vedere fotograficamente
De Biasi è un autodidatta, la sua formazione avviene soprattutto attraverso lo studio e l'osservazione dei grandi fotografi: "Non sono andato a bottega, non ho frequentato scuole di fotografia. La mia formazione è avvenuta soprattutto osservando e mettendomi alla prova. Passavo interi pomeriggi in una grande libreria specializzata in libri d'arte in Corso Vittorio Emanuele, sfogliavo libri e riviste; al momento di uscire, siccome non avevo soldi per fare acquisti, vergognandomi di non comprare nulla, chiedevo sempre se era già arrivato un tal libro, che era da poco stato recensito su Camera, ed era quindi impossibile fosse già arrivato. Ogni sabato andavo a vedere mostre di ogni genere, fotografia, scultura, pittura antica e moderna, e in un pomeriggio spesso visitavo cinque o sei gallerie. Con il tempo ho cominciato a formarmi la mia biblioteca, i primi libri li ho comprati sulle bancarelle" 1
Uno dei primi libri di fotografia entrati nella sua biblioteca è un manuale di Morandi e Cucchetti, La fotografia: nozioni e consigli, edito nel 1937; questo manuale gli ha suggerito un'altra fotografia, più meditativa e autarchica: prevale in queste pagine la geometria delle immagini del "modernismo", strutturate da energiche decontestualizzazioni, secondo punti di vista spesso zenitali, d'orientamento costruttivista e post-bauhaus. Già a partire dalle esperienze dei primi anni De Biasi manifesta in effetti uno spiccato interesse alle questioni formali, una tendenza ad inquadrature studiate e geometriche, con particolare attenzione all'equilibrio tonale, alla sintassi compositiva e alla scelta del punto di vista. L'attenzione alle questioni formali si sviluppa preminentemente nella rielaborazione dei particolari di oggetti e elementi naturali: le linee e le forme dei dettagli vengono decontestualizzate, destrutturate e trasformate in immagini in cui spesso i soggetti, non sono più riconoscibili. La sua capacità di "saper vedere fotograficamente" si traduce poi in atto poetico nella rappresentazione della natura; De Biasi attraverso l'obiettivo macro e inquadrature zenitali coglie strutture grafiche inconsuete nella registrazione della fitta trama di linee e forme naturali presenti nelle sabbie, nelle rocce, nei terreni e nei riflessi delle acque. "A proposito degli accorgimenti tecnici di come vedere fotograficamente, posso dire che un tempo preferivo pre-visualizzare l'inquadratura nel mirino, prima di scattare, mentre ora non ne sento più la necessità. Preferisco immaginare la foto, prevedendo il risultato finale prima di portare l'occhio alla fotocamera. Con il tempo l'istinto si è affinato ed ormai risulta automatico il saper valutare con esattezza l'angolo di campo che sarà inquadrato da ciascun obiettivo... La parte tecnica si può imparare da un comune negoziante e sui manuali. Personalmente posso dire di aver imparato quasi tutto leggendo libri e riviste fotografiche. Quello che occorre coltivare è una spiccata sensibilità al saper vedere fotograficamente. L'esperienza, la personalità e la cultura del singolo fanno il resto". 2
Nelle fotografie di De Biasi la sicurezza del risultato deriva dall'esperienza, dalla memoria, dall'intelligenza, dall'intuizione ma anche dalla determinazione, dalla meticolosità e dal non lasciare mai nulla al caso. Si tratta di saper vedere, di scorgere davanti a sé il particolare significativo e soprattutto di saperlo raccontare, attraverso non solo l'esperienza professionale tecnica, ma anche mediante la capacità di studiare il soggetto, scoprire gli equilibri, le tensioni, il che è possibile solo attraverso un'ampia cultura visiva. "Il nostro cervello, in automatismo, mette a fuoco vicino e lontano e da solo decide se soffermarsi su un dettaglio o sull'insieme generale, annullando quanto non l'interessa: la macchina fotografica non sceglie, esegue sulla base di alcune semplici regole fondamentali... Semplificate, semplificate quanto più possibile abituandovi a comporre con pochi elementi ben orchestrati geometricamente... Pensate alla foto prima di scattarla e poi non distraetevi più..." 3
E di nuovo: "devi avere in testa chiara l'idea; il tempo agisce da sé e ti capita di incontrare all'improvviso sul tuo cammino quell'idea, che si fa fotografia. Senza assilli, ovviamente, ma abbandonandoti all'idea amica" 4  Determinante per lo sviluppo di questa capacità di saper vedere, quindi di saper trasformare i dettagli, saperli rielaborare assegnando loro un nuovo significato, è stato il rapporto con Bruno Munari, conosciuto durante la collaborazione con Epoca di cui era responsabile delle immagini grafiche. Di De Biasi, Munari ha scritto: "Ha fotografato rivoluzioni, personaggi famosi, paesi sconosciuti. Ha fotografato vulcani in eruzione e distese bianche al Polo a 65° sotto zero. La macchina fotografica fa parte ormai della sua anatomia come il naso e gli occhi" 5
 

Testo tratto dal catalogo Mario De Biasi. Dal fotogiornalismo alla fotografia astratta (Marsilio, 2010)

1  Dall'intervista Mario De Biasi: non penso a come vivere senza foto in "La Padania", 1-2 marzo 2009
2  Dall'intervista in Trent'anni di fotografia: Mario De Biasi, a cura di Maurizio Capobussi, in "Progresso Fotografico", aprile 1976,   pp.45-46.
3   Mario De Biasi consiglia, a cura di Alberto Piovani, in "Fotopratica", aprile 1985, p. 52.
4  Dall'intervista in Mario De Biasi. Un maestro irripetibile fra reportage e visioni, a cura di Amanzio Possenti, in "La Rivista di Bergamo", gennaio- febbraio- marzo1997, pp.17-19.
5  Bruno Munari, citazione riportata in Attilio Colombo, I grandi fotografi. Mario De Biasi, Gruppo Editoriali Fabbri, Milano, 1982; Attilio Colombo, Mario De Biasi. Fotografia, professione e passione, Federico Motta Editore, Milano 1999; Mario De Biasi. I grandi della fotografia, a cura di Alberto Piovani, Fototeca, Edizioni Aprile, Torino 1995; Italo Zannier, Neorealismo e realtà, Photology, Milano, 1994.



Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.




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commenti
  Haldos  [23 Settembre 2010 - 07:30]
Un saluto al grande maestro Debiase che ho conosciuto a cetraro nel 1990 durante un suo corso di fotografia sempre grande con le sue foto.



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