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Mostra

Dennis Hopper - Out of the sixties

mostra di fotografia

1 Novembre 2008 - 19 Dicembre 2008
Palazzo Chianini Vincenzi
via Andrea Cesalpino, 15 - Arezzo
info: 0575 353215 - info@entefilarmonicoitaliano.it
www.entefilarmonicoitaliano.it
ingresso: libero

tags: arezzo, hopper

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Allestita a  New York nel gennaio del 1987, arriva ad Arezzo, per la prima volta in Toscana, la mostra "Out of the sixties" di Dennis Hopper. Palazzo Chianini Vincenzi ospiterà dal 1° Novembre al 19 dicembre (ingresso gratuito), la ricca produzione fotografica del regista e attore americano.

mostra
Fotografie scattate tra la fine degli anni '50 fino al 1967 anno in cui Hopper lascia la macchina fotografica per quella da presa.  Ma prima di firmare uno dei film più importanti della storia del cinema "Easy rider", Dennis Hopper ha espresso il suo personale contributo all'arte visiva contemporanea attraverso la fotografia. Con le sue immagini ha immortalato l'America, le sue contraddizioni, i suoi miti. Ha rivelato, attraverso uno sguardo sincero e trasparente, l'anima spesso impenetrabile di personaggi famosi e importanti del mondo della politica, dell'arte e della storia. Straordinarie ed eterogenee tra loro, a dispetto o, forse, proprio in virtù del carattere di unicità di ogni fotografia, l'insieme di esse tende a restituirci con un'intensità rara il ritratto forse parziale ma di certo autentico ed emblematico di un'intera generazione, dei suoi sogni, dei suoi ideali.


"Sono nato a Dodge City e mi sono sempre chiesto dove andavano i treni che passavano da lì. La prima luce che ho visto nella mia vita è quella che mi è apparsa mentre vedevo un film. Ho deciso che dovevo scoprire dove li facevano quei film" (Dennis Hopper).


Ma prima di trovare risposta a questa curiosità, una risposta che lo porterà a firmare uno dei film più importanti della storia del cinema “Easy rider”, Dennis Hopper ha espresso il suo personale contributo all’arte visiva contemporanea attraverso la fotografia. Con le sue immagini ha immortalato l'America, le sue contraddizioni, i suoi miti. In particolare, negli anni ’60 ha rivelato, attraverso uno sguardo sincero e trasparente, l’anima spesso impenetrabile di personaggi famosi e importanti del mondo della politica, dell’arte e della storia.

mostra
I suoi ritratti in bianco e nero di John F. Kennedy, Andy Warhol, Roy Lichtestein, Martin Luther King sono testimonianze autentiche di una trasformazione, di una rivoluzione culturale di cui, di lì a poco, Dennis Hopper, sarà uno dei più grandi protagonisti. Queste fotografie saranno al centro della mostra “Out of the sixties” che sarà allestita a Palazzo Chianini Vincenzi dal 1° Novembre al 19 Dicembre (ingresso gratuito) e farà da filo conduttore per tutta la durata del Festival I Grandi Appuntamenti della Musica. La mostra, composta da 104 istantanee, allestita per la prima volta alla Tony Schafrazi Gallery di New York nel gennaio del 1987, dimostra come l’attività fotografica di Hopper, iniziata alla fine degli anni ‘50 e interrotta definitivamente con il passaggio alla regia nel 1967,  non sia puro dilettantismo, ma anzi espressione consapevole di un atteggiamento creativo e una sorta di surrogato dell’attività espressiva che si sarebbe concretizzata nelle future regie e interpretazioni cinematografiche. E in fondo è quello che sostiene anche lo storico dell’arte Walter Hopps nell’appendice al volume “Out of the sixties”:

Singolarmente, ciò che sembra caratterizzare oggi le fotografie di Hopper è il fatto che esse assomiglino a immagini di film. Non tanto a fotogrammi stampati, ma piuttosto a fotografie realizzate sui set”.

Straordinarie ed eterogenee tra loro ciò che sembra accumunare le fotografie di Hopper esposte in mostra è sicuramente il loro valore “testimoniale”. A dispetto o, forse, proprio in virtù del carattere di unicità di ogni fotografia, l’insieme di esse tende a restituirci con un’intensità rara il ritratto forse parziale  ma di certo autentico ed emblematico di un’intera generazione, dei suoi sogni, dei suoi ideali. Gli artisti dell’avanguardia di Los Angeles e di New York, i musicisti rock e gli attori della nuova generazione, i marciatori dei diritti civili e gli Hell’s Angels non sono forse tutta l‘America degli anni Settanta, ma ne sono l’immagine più trasparente e significativa. A Dennis Hopper che ne fece parte e che ci appare oggi come il simbolo stesso delle ribellioni fallite degli Anni Sessanta e delle speranze perdute, va il merito di aver saputo fissare con le sue pellicole un po’ della sostanza di cui erano fatti quei sogni.



Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.




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