La mostra tratta di quanto accaduto negli ultimi vent'anni in
Cecenia.
Dopo il crollo dell’URSS il governo nazionalista ceceno sfida Mosca e si arma per difendere la propria autonomia. La Russia impone allora il ritorno all’ordine attraverso una violenta occupazione militare, fino a una pacificazione imposta con la forza.
Il percorso espositivo, attraverso fotografie, materiali video e testi, segue cronologicamente gli eventi fino ad oggi e si sofferma su temi come le dinamiche della violenza, il terrorismo, i diritti umani, la sorte dei profughi.
La mostra è dedicata ad
Anna Politkovskaya, la giornalista russa che ha fatto conoscere al mondo i crimini che si consumavano in Cecenia, uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca.
Il crollo dell’URSS è stato accompagnato dalla nascita di movimenti nazionalisti, che talvolta sono sfociati in conflitti armati. Di questi, il caso ceceno è stato il più drastico tentativo di secessione, che ha segnato l’inizio di una guerra decennale.
La guerra, dal 1994 a oggi, ha attraversato fasi diverse.
Per reprimere le tendenze indipendentiste, Mosca ha bombardato città e villaggi, compiuto rastrellamenti e violenze contro la popolazione. Dalla fine degli anni ’90 è iniziata una nuova campagna militare, definita da Putin come “lotta al terrorismo”.
Dopo l’11 settembre 2001, la guerra cecena è stata presentata da Mosca come parte della lotta al terrorismo internazionale. Nella società cecena, devastata da anni di guerra, sono comparsi militanti e organizzazioni islamiste, a cui è stata attribuita la responsabilità di tragici attentati.
A partire dal 2003 la politica russa ha portato ad una “cecenizzazione” del conflitto: il potere è stato trasmesso a una nuova dirigenza locale filo-russa che, guidata oggi da Ramzan Kadyrov, sta “normalizzando” la situazione. La ricostruzione economica continua a essere accompagnata da una diffusa violazione dei diritti umani. In Cecenia la gente continua ad essere arrestata, torturata, fatta sparire senza traccia. Le ONG che si occupano di denunciare le violazioni dei diritti umani subiscono continue pressioni da parte delle autorità. La violenza inoltre non si consuma più solo in Cecenia ma ha raggiunto anche le repubbliche confinanti del Dagestan e dell’Inguscezia.
Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.
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