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Roberta Lotto - La fabula dello scontro

mostra di fotografia

7 Febbraio 2008 - 29 Febbraio 2008
Godenda Photo Gallery
via Squarcione, 4/6 - Padova
orario: 12:00-14 e 18:30-21:30 tutti i giorni, chiuso la domenica e il lunedì
info: Godenda Photo Gallery - Padovart
ingresso: libero

tags: fabula, godenda, padova, roberta lotto

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Dal viaggio l'incontro, dal viaggio il racconto, la testimonianza per immagini di una tradizione, di un evento tramandato fino a noi di leggendari eroi costantemente impegnati a lottare contro le forze del male.

Leggende, miti e storie per il combattimento corpo a corpo – la lotta uno dei più antichi sport conosciuti, dal bronzo trovato a Babilonia ai dipinti nelle tombe egizie, dall'Iran fino alla Turchia.




Roberta Lotto vive a Padova: partecipa da tempo come socio alle attività del Foto Club Padova e al nuovo gruppo fotografico FAAPP, del quale è una dei fondatori. Attualmente si occupa attivamente come curatrice delle esposizioni della Young Photo Gallery, istituita insieme ad altri amici.




LA FABULA DELLO SCONTRO
Edirne (Turchia), 626' Kirkpinar

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I lottatori (pehlivan) a torso nudo, indossano un robusto pantalone di cuoio di straordinaria fattura lungo fino al polpaccio (kispet). Da un grande recipiente, sistemato ai margini del campo, prendono olio di oliva e se ne cospargono il corpo e l'indumento.

Questa l'impresa, una presa da instaurare, andare verso la presa per lo scontro, in un tempo infinito che sembra scivolare via come l'olio. La pratica dell'unzione è forse uno dei riferimenti più certi della continuità della lotta antica con quella turca: Kirkpinar, il torneo che si tiene ciascun anno dal 1346 nella città di Edirne in Turchia. Calma, concentrazione, disciplina. E' una vera gara che li vede stagliarsi nel valore della lotta. Le gare si svolgono all'aperto, su un terreno erboso, accompagnate dal suono ossessivo di tamburi e strumenti a fiato usati fin dai tempi più antichi.

Testimoni dell'antica tradizione, nel cerimoniale dei movimenti, nella ripetizione di quel rito che partecipa all'instaurazione del mito. Immarcescibili alle mode turistiche e alla degradazione in 'evento ludico'. La storia: nel 1346 Suleyman Pasa, conquistatore di città e fortezze della Tracia, si accampò nelle vicinanze di Adrianopoli, con quaranta guerrieri.Durante la sosta i guerrieri erano soliti organizzare incontri di lotta. Gli ultimi due rimasti in gara lottarono a lungo senza che l'uno riuscisse a prevalere sull'altro. Lottarono ininterrottamente fino a notte. Al mattino vennero trovarono morti, i loro corpi ancora avvinti insieme.Furono sepolti sotto una pianta di fico. I compagni tornati qualche tempo dopo, scoprirono che sul luogo erano scaturite numerose sorgenti d'acqua. E fu così che quel posto prese il nome di Kirkpinar (Quaranta Sorgenti). Più tardi in memoria dei due eroi e per inaugurare a conquista di Adrianopoli (in seguito diventata Edirne, capitale dell'Impero Ottomano) il sultano MurtI fece disputare il primo torneo di lotta. Quindi il torneo di Kirkpinar, a somiglianza degli antichi giochi, prende origine da una celebrazione funebre. Non è la presa di un ricordo, ma la memoria in atto di ciò che non è mai andato perduto. Nella fase preparatoria al combattimento, tutto avviene in un rituale: la presentazione, il saluto, la preghiera, gli inchini solenni alla terra, la coreografia dei salti e degli incitamenti. I predestinati all'arte della resistenza, ben sanno che alla vittoria partecipa anche un buon auspicio, questo il teatro anticipatorio di quella scena che sembra alludere alla rappresentazione dell'empasse.

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Poi la fase di avvicinamento dei contendenti sorteggiati, i quali prima di affrontarsi, si incrociano varie volte, poi si toccano reciprocamente i polpacci, la schiena e si stringono al collo, infine le mani, a più riprese, e iniziano il combattimento.

Quel combattimento antico che trova la sua effige in un bronzo babilonese di 4650 anni fa e il suo orgoglio nei guerrieri che si contrastano temerariamente cimentandosi nella più dura opposizione. Gli atleti, il cui numero oggi arriva fino a mille, sono divisi in categorie.

La vittoria si consegue in vari modi: quando l'avversario viene messo con le spalle a terra o è in condizione di manifesta inferiorità o viene proiettato su un fianco,così che spalla ed anca tocchino contemporaneamente il suolo, oppure (è questa una peculiarità della lotta turca) viene sollevato da terra e trasportato per tre passi.

Il vincitore del torneo annuale è chiamato spehlivan e, se per tre anni consecutivi, riceve una cintura dorata. Oltre ai premi in denaro vengono assegnati, secondo antiche usanze, cavalli e tori.

Questo il viaggio a Edirne che si forma, si trae e arriva a scriversi nel colore del bianco e nero, colore che si definisce nell'ombra, nello sfumato, non tutto chiaro, non tutto scuro: inconciliabile chiaroscuro.




Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.




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