
La mostra
Donne di Trastevere fotografie di
Emilio Gentilini, illustrata da un catalogo edito da Palombi, racconta con oltre cento immagini la storia di Trastevere negli anni 1971 e 1972 attraverso i volti dei suoi abitanti in un omaggio poetico e malinconico al rione e alle sue donne.
I primi anni ’70 sono gli anni in cui la modernità incalza, gli anni in cui le ragazze di Trastevere in minigonna si affacciano idealmente sul mondo nuovo. Le piazze si stanno trasformando in monumenti e lo spirito del luogo si rifugia nei volti e nei gesti delle persone. Volti e corpi di donne precocemente ingrossati dalla maternità e dal duro lavoro, gesti solenni, quasi rituali nel loro ripetersi nel tempo.
Sono gli anni in cui ancora resiste la rigorosa separazione dei sessi negli spazi pubblici, ma le donne, quasi rovesciando simbolicamente la servitù della casa patriarcale, ne sono le protagoniste, sono la voce del quartiere, le animatrici della vita quotidiana. Gentilini girovagava giorno dopo giorno tra la gente, i vicoli, le osterie, cogliendo i segreti dei cortili, l’oscurità al di là dei portoni, le strade nascoste, i momenti e i “movimenti” delle donne rapite dai suoi scatti nell’intimità del loro quotidiano.
La sua Nikon fermava quegli attimi, gli ultimi atti di una grande opera corale di cui è diventato il fotografo di scena. Ma la poesia di Trastevere era alla fine: si avvicinava il tempo dei cambiamenti e del silenzio, il tessuto sociale del rione stava cambiando, i trasteverini cominciavano a lasciare i vicoli per vivere nei nuovi quartieri in costruzione, mentre nuovi volti, nuove lingue e culture si affacciavano nel cuore di Roma.
L’anno successivo Emilio Gentilini sarebbe partito, anche lui, per gli Stati Uniti. Ma le sue immagini restano una delle ultime testimonianze di una Trastevere che oggi, sempre più stanca, cerca di resistere e sopravvivere.
Testo tratto dal sito del
Museo di Roma in Trastevere.
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