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Riflessione sull'Incubo


Riflessione sull'Incubo






commento del fotografo
...emulo del celeberrimo autoritratto di Escher.
autoreinformazioni sulla fotografia
Tommaso Rafanelli

 alias Tommy 
guarda tutte le mie foto!
edizione: 1. la Fenice
galleria: Sentimenti
macchina: NIKON 5700
sorgente: digitale
tempo di posa: 1/30 sec
diaframma: f/3.1
focale: 53 mm
ISO: 100
flash: no
bilanciamento del bianco: automatico
data: 16 Aprile 2004 - 13:58
data di upload: 16 Aprile 2004 - 15:37

tags: astrazione
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commenti
    sisco!  [30 Aprile 2004 - 23:50]
Tutto si contorce e si avvolge nel perno dell'immagine che (purtroppo ma inevitabilmente!) è la macchina fotografica! Azzeccatissimo il titolo, molto buona l'idea e l'esecuzione: solo a voler essere molto (ma molto!) pignoli, l'immagine è un po' storta sulla sinistra (il centro della prospettiva infatti non è al centro della maniglia). Ma non è questo che conta nello scatto, anzi, va in secondo piano rispetto al dinamismo ed alla forza che quasi risucchia chi osserva la fotografia! Lo sfondo poi, tutto su tonalità calde, è in perfetto contrasto con il nero e viola delle altre parti, e acquista un'importanza fondamentale grazie anche all'enorme deformazione che subisce!
Che altro dire, se non che sei riuscito proprio a creare un incubo di te stesso!
   Rachele [30 Aprile 2004 - 21:07]
Nella citazione d'autore il tocco personale dello sfondo arancione rende l'immagine ancor più surreale,quasi psichedelica...
    Luke  [30 Aprile 2004 - 19:35]
Le gambine in piena luce fanno sorridere, ma lo sguardo poi sale e salendo osserva la prospettiva distorta dell'ambiente. Seguendo la zona luminosa curva arriva al volto in penombra, spunta un nasone e due occhi mesti, infine arriva alle mani in posizione di preghiera (e che accortamente nascondono la macchina fotografica). E' una strana creatura che ti prega "Fammi uscire ... fammi svegliare ..."
    il Balla  [30 Aprile 2004 - 18:52]
Ok che con la sindone volevi essere Gesù, ma ora vuoi diventare anche l'incubo di tutti noi. Questa è mania di grandezza. Comunque davvero la tua faccia è ovunque, è proprio un incubo, quindi azzeccata. Bravo!
Me lo hai trasmesso!

P.s. Senza offeso, scherzo...
    Ilaria  [29 Aprile 2004 - 22:44]
Bella davvero...(a parte mi sembravi Jamiroquai)mi piace l'idea e come l'hai realizzata Perturbante come direbbe Freud, lo straniamento solo dalla semplice distorsione della figura, dello "specchio" che sempre riflette ma che sempre distorce. Per Dickens sarebbe stata la coscienza di Scrooge, per Hoffmann il primo segno della schizofrenia..ganza!!
    Lapo  [29 Aprile 2004 - 00:47]
Mi fa venire in mente uno di quei mostri che hanno solo un occhio, con la pupilla felina. Se ti fossi annerito rendendoti una sagoma menodettagliata era perfetta. Psichedelica.
   Maria Chiara [25 Aprile 2004 - 00:09]
Al primo impatto,sinceram,a me non ha evocato una riflessione da incubo..mi ha suggerito qualcosa come"incontri ravvicinati del terzo tipo"sulla soglia di casa, da videoclip o quasi(ma solo quasi)da fumetto, vuoi anche per lo sfondo-che,con suoi colori arancio"cartonato" e con le piante,sembra quasi ridisegnato e caricaturale,come la figura deformata.E l'incubo sta nella deformazione,che passa attraverso l'occhio prima della porta,poi tuo e della macchina, così da restare incastrato nonchè ridimensionato entro un punto d vista stretto e sproporzionato..ma con tutti qst punti d vista va messo in conto!
    Jack  [21 Aprile 2004 - 10:00]
L'ingresso di casa tua non lo avevo mai visto così... Ma poi così messo, a prima vista non sembri neanche tu! Per questo è un incubo!
Idea originale (anche se ripresa come dici tu-non conosco l'autore ORIGINALE) e ben fatta. Ottima la scelta di sgranare un pochino la foto e di "sporcarla" leggermente.
    SAndro  [19 Aprile 2004 - 12:57]
Realtà distorta, angosciante e assurda!
Come Escher, ma più divertente, più alterato, più contorto, più strambo. Insomma una botta per gli occhi.
La maniglia della porta è un occhio che riflette un mondo tutto suo. Il suo punto di vista come un grandangolo sparato è un gioco di impressioni che alterano la realtà, la scompongono e la ricostruiscono come una finestra piccola e stretta su un palcoscenico in cui recita una figura nera amorfa e buffa con le sue gambine ma anche carica di violenza e mostruosità.
I colori sporchi, saturi e bisunti sono una perfetta cornice. La figura nera della quale si percepisce solo qualche particolare del corpo è illuminata come la visione di un incubo.



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