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survivor


8° - survivor






commento del fotografo
Chuch Palahniuk - SURVIVOR (Mondadori, 1999)

"E se Cristo fosse morto per un'overdose di barbiturici, da solo sul pavimento del bagno, adesso sarebbe in Paradiso?"

In breve la storia:
"Tender Branson, ultimo membro sopravvissuto di una bizzarra setta religiosa americana, narra la storia della sua vita alla scatola nera dell'aereo 2039 che sta precipitando al largo dell'Australia.
In un crescendo delirante Tender racconta di quando viveva nella comunità della setta ignaro dell'esistenza di un mondo evoluto, e descrive i suoi lavori di maggiordomo, di suggeritore di galateo per
nouveaux riches in difficoltà, della sua breve ma intensa stagione di istigatore telefonico al suicidio. Le sue vicende raggiungono l'apice quando, in seguito al suicidio di massa dei membri della setta, rimane l'unico superstite e - grazie alla cinica assistenza di un agente dello spettacolo - assurge al ruolo di messia mediatico, seguitissimo profeta televisivo e autore di un bestseller. Ma le cose si mettono male quando..."
Evito di scrivere oltre perché personalmente odio conoscere quello che succede fino a oltre metà libro!

Scritto dall'autore di Fight Club (Chuck Palahniuk), Survivor è un romanzo che ritrae la follia (e idiozia!) della nostra società con situazioni paradossali, vicende assurde e personaggi al limite della realtà, il tutto descritto con uno stile narrativo particolare ed accattivante!
autoreinformazioni sulla fotografia
Simone Scortecci

 alias sisco! 
guarda tutte le mie foto!
edizione: 8. Musica & Parole
galleria: Parole
macchina: Canon PowerShot A40
sorgente: digitale
tempo di posa: 1/15 sec
diaframma: f/2.8
focale: 35 mm
ISO: 50
flash: no
bilanciamento del bianco: automatico
luogo dello scatto: Padiglione Americano, Biennale di Architettura 2004, Venezia
data: 23 Ottobre 2004 - 17:59
data di upload: 15 Gennaio 2005 - 14:53

tags: arte digitale, astrazione
note tecniche: La foto è composta da due scatti differenti (lo sfondo e l'ombra).
La relazione tra il tema del libro (una critica alla società americana) ed il luogo dello scatto (Padiglione Americano a Venezia) è -purtroppo- puramente casuale!
Me ne sono accorto adesso!
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København
di Enrico Gobbato


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commenti
    Jack  [9 Febbraio 2005 - 23:08]
Mi contraddico da solo: riconosco che nella copertina non si noti un gran lavoro, soprattutto nell'ombra umana, ma la reputo adattissima al libro e credo che lo rispecchi. Buona l'idea di un colore di fondo e una quasi psichedelica ambientazione. Bella bella.
    Luke  [9 Febbraio 2005 - 23:04]
Non conosco il libro e quindi giudico solamente la realizzazione della copertina. Nell'immagine leggo l'ombra che tenta di realizzare l'immagine di se: il "coso" forato. Ci vedo il tipo sull'aereo che cerca di allungare la sua vita lasciando almeno un segno, l'idea di sè nella scatola nera...
Questa copertina è molto accativante e curatissima, perfetta in ogni dettaglio "tipografico"!
    SAndro  [9 Febbraio 2005 - 11:13]
Sarà che non la capisco, ma questa copertina oltre a non piacermi molto mi convince poco.
Solo la grafica e l'impaginazione mi piacciono e so infatti che tu da questo punto di vista hai molto da insegnare agli altri, però non te la puoi cavare così a buon mercato e per questo ti faccio una critica dura :-)
Conosco questo libro e questo autore e sinceramente affrontare il "sopravvissuto" in questo modo non lo condivido affatto. La scelta di un giallo solare e splendente l'avrei giudicata positiva se all'immagine tu avessi conferito un senso di allucinazione ipnotica che qui purtroppo non vedo, dato che tutto si ferma ad un'opera grafica incomprensibile (almeno per me!). La lotta tra un'ombra (peraltro fatta male) e una spirale informe, quasi l'allusione ad un DNA deformato, è troppo poco e forse troppo ambigua per il caos lugubre, senza via d'uscita, allucinato, assurdo, insalvabile di Palahniuk, che critica profondamente il costume, il senso della vita attuale, sempre che ne abbia uno, con un inverso di buone intenzioni, un "contro" che non ha niente di una positiva ribellione, quanto piuttosto un nichilismo macabro, senza denunce, un vuoto senza un contenitore oltre il quale guardare, un disegno perverso di quello che può essere e forse è. Non è solo una critica la sua, è addirittura un'analisi lucida e profonda di una superficie di raccolta di ansie e depressioni tipiche dei nostri giorni e presenti in tutti, comprese le paure di ritrovarcisi e la scoperta consapevolezza del niente oltre la siepe.
Insomma un bel discorso per dire che non ci vedo molto il senso del libro in questa copertina, ma ammetto che non era affatto facile coglierlo visivamente.
    sisco!  [9 Febbraio 2005 - 03:35]
l'autore rispondeE' casuale l'accostamento tra critica alla società americana e luogo dello scatto, decisamente non è casuale la scelta del plastico, elemento chiave della copertina!
    Lapo  [8 Febbraio 2005 - 15:38]
Forse i barbiturici hanno raggiunto la copertina...non ho letto il libro ma non riesco a trovare un motivo di richiamo e che mi faccia interessare al contenuto.
    Tommy  [7 Febbraio 2005 - 23:44]
Le note tecniche fanno quasi credere che la scelta del plastico sia casuale, mentre credo che la forma plastica, insolita e "accattivante" cerchi di materializzare la tua esperienza nella lettura del libro. L'uomo ombraTM non lo capisco, visto che non ho letto nemmeno questo libro!
    Nick  [2 Febbraio 2005 - 16:00]
Non ho letto questo di libri, ma ne ho letti altri di Palahniuk ed è vero ha una scrittura molto "accattivante" come dici tu.

La copertina mi piace molto, mi è venuta voglia di cliccarla subito, quindi in libreria l'avrei sicuramente notata.



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