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Mostra

Paolo Gioli - Opere in Polaroid

mostra di fotografia

10 Maggio 2008 - 23 Novembre 2008
Museo di Fotografia Contemporanea
via Frova, 10 - Cinisello Balsamo, Milano
orario: 10-19 dal martedì alla domenica, 10-23 il giovedì, chiuso il lunedì
info: 02 6605661 - info@museofotografiacontemporanea.org
www.museofotografiacontemporanea.org
ingresso: libero

tags: gioli, mfc, milano, polaroid

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mostra
SPAZIO COLLEZIONE PERMANENTE

La sala della collezione permanente del Museo di Fotografia Contemporanea ospita, a partire dal 10 maggio e fino al 23 novembre 2008, una mostra di opere Polaroid realizzate da Paolo Gioli fra gli anni Settanta e anni Novanta.

Nel momento in cui la mitica Polaroid, un’azienda che grazie all’originalità dei suoi materiali e delle sue macchine ha segnato la storia della fotografia, dopo alterne vicende annuncia la chiusura dei suoi stabilimenti e la cessazione della produzione delle sue pellicole, il Museo offre al pubblico una mostra di opere di un artista fra quelli che, a livello mondiale, con maggiore intensità e più a lungo ha lavorato per anni ad approfondire le possibilità espressive dei materiali inventati da Edwin Land.

Il Museo conserva nelle sue collezioni e in diversi fondi (Milano senza confini, Raccolta antologica, Fondo Paolo Gioli/Vampa) 108 opere di Gioli (Polaroid, Cibachrome, stampe in bianco e nero). Quelle proposte in questa mostra fanno parte del deposito Paolo Vampa, principale collezionista dell’artista e da molti anni sostenitore del suo lavoro.

Paolo Gioli (Rovigo 1942), pittore, filmaker, fotografo, dagli anni Settanta utilizza la fotografia e il cinema in un intenso lavoro di discussione e rivisitazione degli strumenti e dei materiali tecnologici. Le sue opere sono state esposte in sedi pubbliche e private in Italia, Europa, America e sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei europei e statunitensi.

La ricerca di grande importanza storica che Gioli porta avanti coniuga l’indagine sugli esiti materici e sulla restituzione della fisicità dell’immagine, tipica delle arti manuali, e l’impiego di raffinati materiali tecnologici e industriali.

La sua opera fotografica costituisce un episodio molto particolare nel panorama italiano e internazionale proprio perché non vi è nessun altro artista che abbia svolto un così profondo lavoro di congiunzione tra i codici della pittura e della grafica e quelli della fotografia.


mostra


E’ utile chiarire che non si tratta, da parte di Gioli, di una posizione definibile come neopittorialismo fotografico: non vi è infatti nella sua opera dipendenza alcuna della fotografia dalla pittura, né lavoro di “completamento” della fotografia attraverso interventi pittorici aggiunti. Vi è al contrario una vera e propria compenetrazione delle due discipline espressive, come se la pittura costituisse una radicata memoria, una sorta di elemento genetico che riaffiora e concorre a dare corpo alla fotografia.

In un percorso molto complesso, Gioli ha inventato tecniche che hanno messo a nudo la materia della fotografia, congiungendo la moderna prassi fotografica alle procedure della grafica: in particolare l’impiego di tipi diversi di Polaroid e soprattutto il trasferimento della materia Polaroid su carta da disegno o su altri materiali, primo fra tutti la seta, che pratica fin dagli anni Settanta e che lo ha reso famoso a livello internazionale.

L’insistita indagine sul volto umano e sul corpo, sia femminile che maschile (contrappuntata da ricerche sulla natura morta e talvolta sul paesaggio) ha trovato proprio in questa particolare tecnica un terreno molto fertile che gli ha permesso un lavoro di grande approfondimento sia concettuale che operativo.

Gioli infatti trova l’immagine penetrando proprio nella materia della fotografia e giungendo a plasmarla, rivelandone le molteplici stratificazioni e una sorta di interiorità. Recupera così il valore del gesto, dell’azione, del lavoro delle mani che si unisce a quello dell’occhio e della luce, e dunque dota la fotografia di una durata temporale nuova e profonda. Impiega ripetizioni, sdoppiamenti, lacerazioni, inventa traiettorie, spessori, dilatazioni, tutti momenti di una messa in codice attraverso la quale egli discute costantemente il rapporto fra realtà e apparenza, fisicità e immagine, definitezza delle figure e loro irrimediabile instabilità.



Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.




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