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Mostra

Susan Kammerer - Vuoti di Memoria

mostra di fotografia
Obiettivo Donna 2008

23 Febbraio 2008 - 7 Marzo 2008
Officine Fotografiche
Via Casale de Merode, 17a - Roma
orario: 16:00-19:30 tutti i giorni, 10:00-13 il sabato, chiuso la domenica
info: 06 5125019 - of@officinefotografiche.org
www.obbiettivodonna.net
www.officinefotografiche.org
ingresso: libero

tags: kammerer, memoria, obiettivo donna, officine fotografiche, roma

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mostra
Susan Kammerer
è nata a New York nel 1957. Inizia i studi universitari alla Skidmore College e poi nel 1977 si  trasferisce in Italia per frequentare la Tyler School of Art a Roma. Nel 1980 le viene conferita la laurea di Bachelor of Fine Art e nel 1983 finisce il corso di Master of Fine Art (specializzazione) della Villa Schifanoia a Firenze. Dal 1986 al 1991 insegna in varie univeristá americane a Roma e Firenze e copre l'incarico di Liaison Artistica all'Accademia Britannica a Roma. Dal 2006 dirige l'Art Department dell a Ambrit Rome International School dove insegna dal 1994.




Vuoti di memoria

L’idea di realizzare queste serie fotografiche mi è stata ispirata dall’immagine di un bambino che guida la sua bicicletta con lo sguardo rivolto indietro. Mi è sembrato che questa immagine, trovata nella cantina di un amico tra alcune vecchie fotografie, cogliesse alla perfezione il modo in cui passiamo attraverso la vita, orientati in avanti ma guardando sempre indietro, per tentare di dare un senso al nostro percorso.

mostra
I vuoti di queste serie sono intesi come spazi vuoti o rotture della continuità: spesso, infatti, è proprio una mancanza o una lacuna a spingerci  a vedere più chiaramente le cose. Qui la memoria è intesa come azione di ricordare, in modo volontario o involontario, come reminescenza, volta a impadronirsi nuovamente di un momento o di un’azione del passato, nel tentativo di conferire un ordine personale al passaggio del tempo.

Le due serie sono legate tra loro perché entrambe affrontano il concetto del vuoto che viene esperito come vuoto di memoria o spazio vuoto creato dall’assenza di coloro che un tempo facevano parte della mia vita. Questo concetto di vuoto agisce nell’opera come dispositivo formale di creazione della forma, proprio nel momento in cui i nostri ricordi ci costringono a cercare più intensamente l’essenza e il significato dell’esperienza.

La visione è l’arte di vedere le cose invisibili (Jonathan Swift, 1667-1745)



Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.




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