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Mostra

Francesco Bertocco - Simulacrum of religious aptitudes

mostra di fotografia

28 Gennaio 2008 - 8 Febbraio 2008
Tufano Studio 25
viale Col Di Lana, 14 - Milano
orario: su appuntamento dal martedì al venerdì
info: 02 89420303 - info@tufanostudio25.com
www.tufanostudio25.com

tags: bertocco, milano, religione, simulacrum

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«Il simbolo è una rappresentazione che dà occasione di pensare molto, senza che però un qualsiasi pensiero determinato, cioè un concetto, le possa essere adeguato»

Immanuel Kant, "Critica del Giudizio"


Lo spazio espositivo Tufano Studio 25 di Milano presterà le sue pareti per la prima personale dell’artista milanese Francesco Bertocco. Mente poliedrica e aperta a più linguaggi ( installazioni, fotografia, videoarte) l’artista ha deciso di presentarsi al pubblico con una esposizione fotografica. Una ventina le opere presentate in serialità, definite dall’artista simulacri. Intento del lavoro è la presentazione e la documentazione della nascita di una propria, intima e completa visione religiosa. Una personale risposta alla necessità spirituale di ognuno, che i tradizionali messaggi dei più diversi culti fanno fatica a soddisfare. Una rilettura e un’ampia e irrisolta analisi dei precetti religiosi, decontestualizzati e depurati per riportare l’inclinazione al sacro a una maggiore apertura e universalità.
Volutamente il soggetto si ripete e si rigenera in ogni scatto: l’artista di tre quarti in primo piano, cuffie alle orecchie, uno schermo luminoso davanti a sé che ospita la raffigurazione di un simbolo sacro, ogni volta diverso, estratto da un repertorio iconografico che va dal cristianesimo all’induismo, dall’antico Egitto alla religione proibita del Falun-Gong.

La sensazione di assenza e sospensione data dal contesto poco visibile, da una luce debole ma fortemente contrastata e un taglio piuttosto serrato, ci conduce come partecipanti osservatori alla riflessione sul sacro nel contemporaneo, percependo e condividendo lo smarrimento curioso e interrogante dell’artista. Ogni foto una preghiera diversa alle orecchie e un simbolo diverso davanti a sé: nessun vincolo riguardo alla giustapposizione e alla scelta degli elementi, simboli e parole, in quanto qualunque possibile combinazione è presentata come valida ed efficace. Valida in quanto ciò che conta è la propria personale rilettura, la reinterpretazione dei vari messaggi, rendendo non più univoci quelli che invece sono sempre stati veicoli di universalità; si sente evidentemente la necessità di emendarli in quanto percepiti come opachi e poco accessibili. L’artista mette in gioco, seleziona e sceglie arbitrariamente i contenuti dal turbine delle immagini e dei significati di miti e religioni perchè vuole renderli suoi, trasformando il lontano in vicino, il dogma in sensibilità.

Riducendo così la confusione dell’insieme di offerte religiose dal 4000 a.C. a oggi a una personale cosmogonia di messaggi e significati, ci troviamo di fronte a un’intima visione di religione e spirito: proprio grazie alla loro caleidoscopica composizione, vanno a perdere il tradizionale univoco significato acquistandone di nuovi; detentori del potere di guidare, ma non più in quanto portatori di un significato prestabilito attraverso dogmi o precetti, ma tali perchè trasformati in personali, propri, caricati di peso direttamente dal fruitore senza nessuna mediazione, fino a diventare personali feticci. Proprio l’intento di rendere più vicini i messaggi porta alla scelta dei canali di fruizione: un paio di cuffie e un monitor, elementari e accessibili, mezzi fruibili da tutti.

Quello davanti a cui ci troviamo è il momento della creazione, non si conoscono né i presupposti né le conseguenze. Si documenta il progetto, il desiderio, non il risultato. Si interroga si tenta, ma non si forniscono le risposte. Creazione di un’attitudine spirituale non attraverso folgorazioni di Saulo o epifanie, ma spiritualità come risultato della scelta e dell’azione di un intelletto autonomo e delle sue domande, lasciando alla testa il potere di costruirsi e analizzare il sacro, che non diventa più legge ma materiale da cui selezionare.
Una riflessione e un’interrogazione quindi per risvegliare una più libera capacità di astrarre - desiderandola avulsa da canali culturali e di credo - e esortare alfine una critica al concetto generale di dogma.


inaugurazione mostra
28 gennaio 2008

a cura di
Isabella Zamboni



Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.




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