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30 Settembre 2014 - 23 Novembre 2014
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La panchina


La panchina

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commento del fotografo
Premette che lui, Mirko, è detto l'Invincibile o Forza Titanica, da quando era scaricatore al porto. Anche ora, quasi tutte le mattine, si mette in marcia e riesce ad arrivare «fin là». Fin là è l'unica panchina della spiaggia. Un vero record qui dentro. Ma lui è Mirko Klobie, da Fiume: «Senti i muscoli». Ha due occhi neri, enormi; proprio un bulbo nero che occupa quasi tutto l'occhio. Da far paura; ma in realtà è un uomo buono, addirittura dolce: «Il pomeriggio, te lo dico francamente, non ce la faccio ad arrivarci; ma la mattina, se proprio non ho una giornata brutta...»
Ha due spalle così; è alto come me, grosso il doppio. «La panchina» - racconta - è tutta scassata; è sotto quel pino marittimo, lo vedi?, Ma ieri...» Che è successo, l' hanno assalito, derubato?
Arriva alla panchina - riprende - , si siede, un po' stanco, lo ammette. Si assopisce, capitano due ragazzi. Raro. Di solito non c'è mai nessuno. Simpatici, scaricano i libri, girano lì intorno. Buona famiglia, si vede subito. Mirko fa un mezzo saluto e si sposta sull'orlo della panchina per lasciargli posto. Loro, «neanche un fischio». Lei, la ragazza, si mette vicino a Mirko; il ragazzo più in là, dall'altra parte.
I due attaccano a parlare, parlano e gridano, come se il Mirko non ci fosse, non esistesse. Lei urla che sta con chi voglio, cazzo. - Mirko un po' meno assopito. La mattina - insiste lei -, sto con chi voglio; la sera, anche; stanotte vedremo. Tu fatti i cazzi tuoi.
Lui, Mirko, grande e grosso, alto due volte il ragazzo e tre volte lei, niente, neanche gli badano: «Neanche mi vedono, e sì che io li vedo bene». Né intravisto, né guardato, né spiato, né altro; semplicemente ignorato, invisibile. «Inesistente».
Il ragazzo, intanto, continua lo stesso a palparla dappertutto, in tutto questo discorso, baruffa, grida, eccetera; finché lei lo tira giù, si mettono davanti alla panchina, «neanche dietro la panchina; davanti. E via».
Via cosa, dico.
Mirko fa un segno con la mano, e soffia: «Ff-ff/Ff-ff». «E pensare» - dice «che io mi vergogno anche quando vedo una cane con una cagna: mi giro dall'altra parte».

Paolo Barbaro
La casa con le luci
Bollati Boringhieri
1995
autoreinformazioni sulla fotografia
Patrizia Sapia

 alias LightWriter 
guarda tutte le mie foto!
edizione: 71. Le pagine di una storia
galleria: Le pagine
sorgente: digitale
flash: no
data:
data di upload: 13 Ottobre 2014 - 12:57

tags: mirko, panchina, ragazzi, spiaggia
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commenti
    Justinawind  [23 Novembre 2014 - 23:07]
Molto bella, ottima associazione del pezzo della descrizione.
Di solito non apprezzo effetto antico, ma qui ci sta.
Avrei dato 9 se non ci fosse l'orripilante cornice. 
    paco  [28 Ottobre 2014 - 23:16]
Ecco, Barbaro non lo conoscevo, bella pagina.
    Diana Cimino Cocco  [23 Ottobre 2014 - 10:32]
tonalità rosata e troppi elementi di disturbo
    etabetaaaa  [21 Ottobre 2014 - 19:41]
Peccato, apro la foto e noto subito l'albero, la panchina passa in secondo luogo, peccato davvero, ho letto la storia di Mirko, mi ha incuriosito subito leggendo che era scaricatore al porto (dove?)..a mio avviso dovevi spostarti più a destra e staccare la panchina ma forse non potevi o non volevi, rispetto la tua composizione dicendo peccato...spero tu accetti il confronto...
    Aissela  [19 Ottobre 2014 - 16:09]
Avrei evitato la cornice tono su tono  
    lozoteva  [18 Ottobre 2014 - 19:50]
Peccato per la cornice troppo invasiva. Interessante la tonalita' e bella la diagonale creata dall'asse di legno (staccata) della panchina.
Per quanto riguarda la composizione, forse avrei cercato una prospettiva dove l'albero fosse stato meno presente.



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