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![]() Qui parliamo di fotografia! |
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[22 Marzo 2008 - 12:47] letto 811 volte |
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Quando si fotografa si fa d'istinto o in base ad una metodologia? Questa domanda se la pongono tutti coloro che si avvicinano alla fotografia. Rispondere non è facile, sentiamo cosa dice uno dei più grandi fotografi italiani, Ferdinando Scianna, che ha risposto a questa domanda posta da un gruppo di studenti del SUPSI di Lugano il 21 febbraio 2003. La mia fotografia è di ascendenza teorica e pratica bressoniana: un gioco dell'istante colto mentre accade, una specie di corrida con il destino. Il mondo scorre nel caos delle sue implicazioni, e tu fai la scommessa di catturare attraverso la macchina fotografia un istante che abbia senso, sia narrativo che formale. In questo tipo di fotografia - non sto parlando del meditato 'still life' in studio, nel quale puoi calcolare ogni elemento, ogni distanza, ogni equilibrio di luce - ti scontri con continui mutamenti di spazio, di senso, con la luce stessa mentre cambia. Non puoi dire, davanti ad un evento storicamente rimarchevole o anche un piccolo gesto della vita quotidiana: "Sia gentile, lo ripeta nel pomeriggio, perchè quella luce la preferisco". Te la giochi, nel senso che devi saper vedere e sviluppare una maniera di fare di necessità virtù, che è proprio la specificità tecnico-estetica di questo tipo di fotografia. E' una fotografia che implica una sorta di allenamento, di ammaestramento a cogliere l'istante. Se si tratta di dare, come diceva Cartien-Bresson, una risposta nel momento stesso in cui la domanda ti viene posta, è molto difficile valutare i pro e i contro, fare un'analisi meditata sul tipo di risposta da dare: la dai subito e la dai istintivamente. Ma anche quest'istinto, che preferisco chiamare intuizione, più nobile, forse, dell'istinto puramente animale, si esercita, si allena, si affina. Una pratica fotografica come la nostra, che giostra con l'istante e si serve dell'intuizione come uno degli strumenti fondamentali, implica una grande quantità di errori, perchè è qualche cosa di molto vicino al gioco psicanalitico: "Io ti dico una parola e tu mi rispondi con la prima cosa che ti viene in mente"; qualche volta dici delle cose che sono rivelatrici; ma nella maggior parte dei casi dici delle stupidaggini. Così, moltissime di queste risposte sono sbagliate. Una foto sbagliata, diversamente da un disegno, non si può correggere, se ne può fare un'altra, ma quella lì è sbagliata. Si tratta quindi di allenarsi ad avere fortuna, un po' come nella metafora zen del pittore che deve disegnare il più bel granchio che sia mai stato disegnato, per le nozze della figlia dell'imperatore; non può fallire, ne va della sua testa. Ebbene, lui per un anno vive con i granchi, li guarda. Non fa nessun disegno, però diventa quasi un granchio, si identifica con loro e in un certo senso medita anche sul suo ruolo di pittore che dovrà disegnare un granchio. Nel momento in cui si mette al lavoro, in un solo gesto ne fa uno magnifico. Il mestiere del fotografo è una cosa di questo tipo: allenarsi a saper rispondere istantaneamente a delle domande che istantaneamente ti vengono poste. Insomma, una preparatissima innocenza. Ferdinando Scianna |
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[22 Marzo 2008 - 13:06] letto 809 volte |
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Ho trovato questo proprio qui a PHOTOCOMPETITION. | |
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[22 Marzo 2008 - 23:14] letto 795 volte |
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Sarà un caso, ma pochi giorni fà mi sono ritrovato a leggere lo stesso articolo. Mi fa piacere riportare di seguito un pezzo della Prefazione di Mauro FIORESE al catalogo dell’unica mostra di Jerry UELSMANN in Italia (che sfortunatamente non sono riuscito a vedere, come tante altre): "...Un collage di pensieri, luoghi e persone che sono il frutto di un lungo lavoro, soprattutto intellettuale, di questo grande autore considerato da sempre il padre della <<post-visualizzazione>>. Con questo termine Uelsmann intendeva contrapporsi alla teoria della pre-visualizzazione di Ansel ADAMS e del Gruppo f.64, pubblicando nel 1967 un vero e proprio manifesto in cui spiegava come per lui quella che solitamente veniva definita<<fotografia diretta>> non era il risultato finale di una visione ma l’inizio di un percorso più complesso…(La fotografia di Jerry Uelsmann)”. E tutto ciò avveniva quando Photoshop non era neanche in programma. Ancora oggi Uelsmann, realizza le sue opere in analogico e le composizioni avvengono in camera oscura. Ed ancora: “<< Credo nell'immaginazione . |
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[23 Marzo 2008 - 03:36] letto 786 volte |
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Scianna è un fotografo coltissimo, che sa esprimere con le parole quello che molti riescono solo ad accennare, compreso me purtroppo (e quando va bene :-). Per questo avevo riportato nell'articolo un estratto del suo pensiero, perchè secondo me lì dentro c'è una buona parte di quello che un vero fotografo dovrebbe sapere! Forte sto' Uelsmann, non lo conoscevo. Fa delle opere veramente surreali... |
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[23 Marzo 2008 - 15:23] letto 773 volte |
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http://portale.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=4060 Ho trovato questo inerente alla mostra, proverò ad andare. |
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[23 Marzo 2008 - 15:25] letto 772 volte |
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...NON HO VISTO LA DATA, RISALE ALLO SCORSO ANNO. Ora ho capito perchè Pascà non sei riuscito a vederla. :((( |
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[23 Marzo 2008 - 20:26] letto 765 volte |
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E sì era proprio questo il motivo. Vedo che ti ha incuriosito. Che cosa ne pensi? |
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[23 Marzo 2008 - 20:28] letto 764 volte |
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[24 Marzo 2008 - 15:07] letto 746 volte |
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...quando la mia salute sarà tornata andrò a fare un viaggio lungo un anno!!! E' pasquetta e sono davanti al pc, bello perchè ho conosciuto gente interessante, uno sei tu Pascà. Il sig.Jerry UELSMANN non mi entusiasma molto, non è il genere di foto che predilico, mi piace vederle, ma io amo di più la realtà. Per me è più importante ciò che posso vedere. L'immaginazione, la fantasie sono affascinanti, ma la realtà lo è ancora di più, nonostante tutto. |
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[24 Marzo 2008 - 16:10] letto 741 volte |
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...Pascà, hai messo la frase “<< Credo nell'immaginazione . Ciò che non posso vedere è infinitamente più importanta di ciò che posso vedere >> di Duane Michael ” anche nel tuo profilo, ti ritrovi in questa frase!! Bello poter vivere nell'immagginario, hai mai fatto caso se quando ti scontri con la realtà soffri? Sicuro che l'immaginario deve superare la realtà? |
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[25 Marzo 2008 - 14:42] letto 726 volte |
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Prima di tutto, ti devo ringraziare Mele, sono lusingato. In merito alla realtà e all'immaginazione, che dire...io vivo di realtà ogni giorno (come tutti) ci combatto e ne vivo...eppure in tutto ciò che mi circonda cerco sempre quello che non vedo. Nei luoghi mi piace vedere ciò che non c'è più, la storia di quel posto, l'anima. Forse e anche per questo che non mi è semplice prendere la macchina e scattare. E come se fosse necessario che qualcosa che non posso vedere, stimoli i miei sensi. Il Reportage mi affascina, ma non sò se riuscirei a farlo o quanto meno a farlo con lo spirito di Scianna. Non sò se mi sono spiegato. Ciao, Pascà |
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[25 Marzo 2008 - 15:17] letto 721 volte |
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...quello che stimola è quello che c'è, ma non tutti riescono, o non possono, o non vogliono vedere? Qual'è lo spirito di Scianna? La preparatissima innocenza? ...Impara a nuotare e poi buttati nell'oceano. Secondo me il problema non è riuscire, ma il voler riuscire. Il successo consiste nel rialzarsi più volte di quando si cade.(Sie Winston Churchill). |
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